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Il luogo della voce

Mi torna un ricordo lontano: mia nonna che mi porge un uovo ancora caldo nella sua piccola mano, con una musica nella voce, che è anche quella del suo corpo.
Ecco la voce è corpo, inseparabile dal suo andamento, dalla musica del suo movimento e dalla vita  che pulsa al ritmo del respiro.
Nello sguardo assoluto e solitario dell’infanzia scoprivo suoni e partiture dentro e fuori di me: anche le storie erano immediatamente musica, canto e immaginazione fantastica.
Oppure erano canzoni e gioia dell’imitare.
La voce: come dirla? Come circoscriverla?
Un territorio più vicino al misterioso che al visibile.
E’ dentro o è fuori di me?
O sulla soglia, fra me e l’Altro?
Forse posso chiedere aiuto a una parola: t r a c o t a n z a, che rimanda all’eccedere,
a un sopra-pensare, a un andare oltre il limite del pensare.
Ecco: svuotarsi di pensiero affinché il suono e la voce accadano.
Il corpo si fa così strumento, corpo sonoro nella parola che dice o nella parola che canta.

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Il viaggio

Il lavoro vocale mi accompagna da sempre come un binario parallelo e nello stesso tempo come un filo rosso, interno, al mio lavoro d’attrice.
All’inizio è training, cura, studio.
Il training canoro degli attori del Peer Gynt a Milano.
Il canto etnico e popolare, la tradizione dell’infanzia, la ricerca e la passione di Giovanna Marini.
La ricerca diventa struttura musicale nei Turcs ‘tal Friul e nel Roberto Zucco al teatro dell’Elfo.
Lo studio sistematico, il repertorio del canto classico: contralto o mezzo soprano?
Lo studio: il canto come gioia e rigenerazione.
L’intreccio della voce con la musica, il dialogo con stupendi musicisti: il lavoro con i Sentieri Selvaggi, con la band rock della Contrada Merla, il disco con Giovanni Seneca, l’incontro con Francesco Savoretti e con Alfredo Laviano.
Il teatro cantato: l’incontro con il maestro Paolo Coletta per il Don Giovanni di Carlo Cerciello.
Il New Voice studio e la scoperta di due meravigliose guide: Marianna Brilla e Lisa Paglin.

L’elaborazione personale di un approccio che rifiuta la tecnica come impostazione e l’adesione alla vita della voce, all’equilibrio e al rigore, a un progetto di salute e di bellezza che si concretizza nella mia ricerca sulla drammaturgia vocale e nel progetto vivavoce per Rovine Circolari.

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Le declinazioni

Inventario delle cose certe
Abitare la parola, il canto, il melologo, attraversando con la voce una varietà di partiture musicali: il teatro si fa voce e parola che veicola il suono aprendoci ai possibili sensi

Clivaggi
La voce come libertà di cercare nei luoghi di me sconosciuti e nascosti, dialogando con le immagini di Maria Elia.

Il filo bianco
Istigata da Antonio Tombolini e dalla sua Simplicissimus Book Farm la dimensione performativa cerca qui risorse, radici e parole che lascino accadere la voce, per ritrovare la sua forza materica, che sola, nell’era dei supporti digitali, riconduce i libri all’orecchio e l’oralità alla comunità in ascolto

Per Aspera
La gioia del canto sulle composizioni e gli arrangiamenti di Giovanni Seneca nel suo disco dedicato al Mediterraneo

Voglio un cuore pronto a ogni cosa
La voce come ricerca dell’ulteriore trasposizione, nel corpo sonoro della lingua, del sogno di Medea a partire dalla raffinata traduzione di Stella Sacchini dall’originale greco di Apollonio Rodio e in dialogo con la chitarra elettrica di Eolo Taffi.

Fuori posto
Passeggiare nello spazio letterario del romanzo di Stella Sacchini per abitarlo, dialogando con le invenzioni sonore di Dario Cesarini

Via dei dollari
L’esperienza del comporre e la prima performance come cantautrice: il racconto del paese sonoro dell’infanzia e la storia universale dei migranti con il mantice in spalla.

45 giri
Il cabaret musicale e la parola che ride in un affresco vocale tutto italiano.

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