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Via dei dollari

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Via dei dollari è un quasi-concerto…

Via dei dollari è un quasi-concerto, uno spettacolo di teatro-canzone: nasce dalla sinergia creativa tra l’attrice e cantante Isabella Carloni e la Contradamerla, gruppo-laboratorio di sperimentazione musicale.
Nel transito continuo tra il racconto teatrale, il linguaggio poetico e la forma canzone, lo spettacolo compone gradualmente un mosaico di storie dense, di vissuti di partenze, di migrazione, di povertà, ma anche di festa, di passione sanguigna e di riscatto; protagonisti ne sono i forestieri di ieri e di oggi.
Simbolica voce-guida della narrazione è la fisarmonica, di cui si rievocano, quasi fiabescamente, origini e destini. In una varietà di umori narrativi e musicali, che fondono il popolare al contemporaneo, il soffio del mantice costituisce il filo rosso che ricuce le varie tessere, quasi fosse il respirare costante e vitale del racconto stesso.

 

Scheda spettacolo

Nel transito continuo tra il racconto teatrale, il linguaggio poetico e la forma canzone, lo spettacolo compone gradualmente un mosaico di storie dense, di vissuti di partenze, di migrazione, di povertà, ma anche di festa, di passione sanguigna e di riscatto; protagonisti ne sono i forestieri di ieri e di oggi.
Simbolica voce-guida della narrazione è la fisarmonica, di cui si rievocano, quasi fiabescamente, origini e destini. In una varietà di umori narrativi e musicali, che fondono il popolare al contemporaneo, il soffio del mantice costituisce il filo rosso che ricuce le varie tessere, quasi fosse il respirare costante e vitale del racconto stesso.

La fisarmonica – due casse e un mantice che suona con il metodo delle ance libere: le voci – strumento di libertà, simbolo per anni della musica delle classi povere e lavoratrici, elevato poi a impieghi musicali più sofisticati, è al centro dello spettacolo: la sua storia, la sua leggenda e il destino di chi la suona e di chi l’ha costruita si intrecciano al destino di chi parte per venderla, per costruirla in altri luoghi o solo di chi la porta con sé per non abbandonare del tutto le proprie origini.
Attorno alla fisarmonica si delineano così canzoni e piccole storie che raccontano del destino di quei migranti, che, partiti dal vecchio continente in cerca di fortuna, trapiantarono il loro cuore nel nuovo mondo: l’America delle speranze, dei sogni e dei desideri.
Per i nuovi arrivati di ogni etnia che si contendono il “sogno americano” la vita nel nuovo mondo si rivela dura e spesso insostenibile. Per tutti la musica della fisarmonica e la memoria delle proprie origini inietta, ogni giorno, fiale di sopravvivenza.
Piccole fisarmoniche, versatili, facilmente trasportabili, orchestre portatili, accordate nelle più svariate tonalità, colorano le vite rocambolesche dei nuovi arrivati, siano essi di origine italiana, tedesca, ispano-messicana, o franco-canadese.
Ignari del mistero attraverso il quale il loro strumento decide, col respiro del suo mantice, delle loro sorti, i protagonisti delle canzoni si ritrovano legati da un destino di musica, che veste attraverso i diversi stili, le loro vite di esiliati dalla loro terra, dalla lingua, dal loro nome e dal loro Dio.
Etno, folk, jazz o pop che sia la sua musica, è la fisarmonica che la fa da padrona, con tutti i suoi pezzi meccanici “viventi”: le “voci” libere e vibranti, le “soniere”, le casse armoniche, il mantice e il suo soffio, i tasti o i bottoni animati dalla carezza ora dolce ora violenta delle dita, i riflessi della madreperla che specchiano l’anima, anche la nostra, contemporanea, nel traforo luccicante.
In scena voce, fisarmonica e percussioni, tastiera, basso e chitarra.